L’induttore e la sua morfologia fisica
Conoscere un componente e la fenomenologia fisica che lo contraddistingue presuppone uno studio di base ed un conseguente approfondimento. Iniziamo questo “cammino” cercando di porci delle domande a cui dare delle risposte. Una fra tutte è quella in calce all’articolo che ha l’onere di essere il titolo stesso dell’articolo, da essa scaturiscono diversi altri quesiti più o meno correlati, come ad esempio: Come disporre gli induttori quando la distanza fra essi comincia ad essere irrimediabilmente piccola? Quali sono le interazioni reali di campo magnetico che si hanno in funzione della posizione fra gli induttori? Quanto pesa la variazione dell’induttanza dovuta alla vicinanza di un altro induttore, in termini di variazione della frequenza di taglio e dunque di risposta in frequenza del diffusore?
Flusso concatenato e coefficiente di autoinduzione
La teoria precedentemente esposta aiuterà a comprendere ciò che segue, purtroppo per entrare a pieno nel merito, bisogna focalizzare l’attenzione su un altro paio di concetti teorici fondamentali al fine di interpretare correttamente i grafici rilevati e ciò che essi hanno da dire.
Il vero comportamento dell'induttore ed il suo circuito equivalente
Per determinare come si comporta l’induttore in funzione della frequenza consideriamo, una corrente i(t) = Acos(ωt) segnale sinusoidale che dipende dalla frequenza e dal tempo applicato ai capi dell’induttore.
A è l’ampiezza del segnale, la funzione cos è la funzione coseno dove all’interno della pancia vi è ω: la pulsazione pari a 2πf ed il tempo.